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Aggiornato: Giugno 25, 2025
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Progettare un logo nel 2025: cosa è cambiato rispetto al 2015 (e cosa no)

2015: quando bastavano tre file e un manualetto

Dieci anni fa scrivevo un articolo intitolato “Creazione logo. Come dovrebbe essere progettato oggi“. Era il 2015, e già allora parlavo della trasformazione digitale che stava cambiando il modo in cui i loghi venivano pensati, progettati e consegnati.

All’epoca, la routine di un buon designer era piuttosto chiara:

  • progettare il logo in bianco e nero, a colori, in negativo
  • consegnare i file principali: .ai, .pdf, .jpg o .png
  • allegare un manualetto d’uso con le indicazioni base per la stampa e l’uso su web

Era un approccio professionale e solido. Ma il contesto stava già cambiando. I social stavano esplodendo, i formati si moltiplicavano, il web imponeva nuove regole. E oggi, nel 2025, possiamo dirlo con certezza: progettare un logo è diventato molto più complesso.

Il 2025 chiede di più: flessibilità, dinamismo, ecosistema

Oggi un logo non è più un oggetto statico. È un sistema. Deve funzionare su:

  • favicon di 16 pixel
  • bio Instagram in dark mode
  • animazioni introduttive nei video
  • slide, app, realtà aumentata, smartwatch, NFT…

Non basta che sia bello: deve essere leggibile ovunque, riconoscibile anche quando è ridotto a un’icona o a una lettera sola.
Serve uno studio approfondito delle declinazioni: orizzontale, verticale, con simbolo e senza, colorato e monocromatico.

Responsive logo: la nuova normalità

Negli ultimi anni si è affermato il concetto di responsive logo: un logo che cambia forma e struttura in base al contesto, mantenendo coerenza visiva e identitaria.
Pensiamo al logo di Chanel: può essere solo le due C intrecciate, il nome intero, o solo un’icona bianca su sfondo nero.

O a Netflix, che ha la “N” stilizzata, il logo completo, la sigla animata.

Micro-animazioni, interazione e dark mode

Un’altra grande differenza rispetto al 2015 è l’animazione.
Se prima era un optional creativo, oggi è spesso richiesta dai clienti stessi, perché i loghi vengono utilizzati in video, siti dinamici, reel e presentazioni.

Anche la dark mode impone scelte nuove: colori e contrasti vanno studiati per non perdere visibilità su sfondi scuri.
Un logo pensato solo per la stampa o per lo sfondo bianco rischia oggi di risultare vecchio o poco versatile.

Dal file .ai alla brand platform online

Nel 2015 consegnavo (come molti colleghi) i classici file + un manualetto in PDF. Oggi, invece, preparo per i clienti un vero e proprio brand kit digitale, accessibile via link, spesso caricato su piattaforme cloud come Notion, Dropbox o servizi specifici.

Il cliente riceve:

  • Logo in formati per stampa e web
  • Versioni adattive (bianco, nero, trasparente, su sfondo)
  • Icona social
  • Favicon
  • Versione animata (GIF o MP4)
  • Mockup di esempio su biglietti, social, app
  • Brand book digitale: linee guida di stile, palette colori, font, tono di voce

Cosa è rimasto valido (e sempre lo sarà)

Nonostante tutte le novità, i principi fondanti del logo design non sono cambiati. Un buon logo:

  • è memorizzabile
  • è semplice e riconoscibile
  • funziona in piccolo
  • non ha tempo

Lo dicevo anche nel 2015, e vale ancora oggi: un buon logo deve saper parlare anche in silenzio.

l mito della semplicità: perché non è sempre un valore assoluto

Tra il 2015 e il 2020 abbiamo visto una corsa alla semplificazione estrema.
Grandi brand come Airbnb, Uber, Mastercard hanno ridotto tutto all’essenziale. Addio decorazioni, grazie, calligrafie. Solo bastoni, forme piatte, palette neutre.

Ma oggi qualcosa sta cambiando.

Alcuni brand iniziano a tornare al carattere: serif moderni, tratti illustrati, elementi emotivi.
Non è un passo indietro, ma un modo per distinguersi in un mare di minimalismo.

Se il tuo settore è pieno di loghi simili, forse oggi è proprio la personalità la chiave per emergere.

Il restyling del logo Google nel 2025: il gradiente che detta le nuove tendenze

Il 12 maggio 2025 Google ha aggiornato per la prima volta dopo 10 anni il suo iconico “G”: al posto dei quattro colori netti – rosso, giallo, verde e blu – è stato introdotto un delicato gradiente sfumato che li fonde armoniosamente. La modifica, pur impercettibile a prima vista, è stata progettata con cura: colori più profondi e transizioni morbide per garantire visibilità, modernità e un’uniformità estetica su tutti i dispositivi .

Il resto del merito va a Abner Li di 9to5google.com, che ne ha documentato l’aggiornamento, e allo staff di design di Google che lo ha progettato. In sintesi, il nuovo “G” non è solo un refresh estetico: è un segnale forte verso l’estetica dell’Intelligenza Artificiale – in perfetta sintonia col branding Gemini – e stabilisce un modello visivo per i loghi nel 2025.

Nuove sfide per il designer (e per il cliente)

Oggi, chi progetta un logo lavora in modo molto più strategico e interdisciplinare.
È importante collaborare con:

  • web designer
  • UX writer
  • specialisti social
  • strategist di branding

Il logo non vive da solo. Vive dentro un ecosistema narrativo: sito, social, slide, prodotti, packaging, newsletter.

Anche i clienti sono più informati: arrivano con riferimenti, moodboard e… intelligenza artificiale.
Molti testano loghi con AI generative prima ancora di contattarti.
Il ruolo del designer, quindi, è sempre di più quello di educatore e consulente di senso.

A tal proposito leggi un altro vecchio articolo: Il grafico come il sarto…

3 esempi attuali che raccontano il branding nel 2025

  1. Duolingo: personalità forte, icona animata, tono di voce ironico.
  2. Notion: logo minimale, palette flessibile, brand book open-source.
  3. Discord: icona potente, mascotte, coerenza visiva anche nei meme.

Tutti e tre i brand dimostrano che un’identità forte non è solo una questione di bellezza grafica, ma di coerenza e visione.

Conclusione – Il logo è vivo, e cambia con te

Se hai progettato il tuo logo nel 2015, probabilmente oggi senti che non ti rappresenta più fino in fondo.
Non è colpa tua, né del grafico che te lo ha realizzato.
È che il mondo è cambiato, e anche il tuo brand si è evoluto.

Ti consiglio di guardare il tuo logo con occhio critico.
Ti rappresenta ancora? Funziona su tutti i canali? È riconoscibile? Racconta la tua identità?

Se anche solo a una di queste domande hai risposto “forse”, allora potrebbe essere arrivato il momento di ripensarlo.

Un logo non è solo una firma. È il primo sguardo, il primo messaggio, il primo “piacere di conoscerti”.

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